Guida completa alle ICO - Initial Coin Offering

Un round di finanziamento basato sul crowdfunding, senza intermediari, e globale, in grado di raccogliere fino a 100 milioni di dollari al giorno.
Se sapessi cos’è e come funziona, potresti partecipare anche tu senza alcun intermediario.

Incuriosito?

L’acronimo ICO sta per Initial Coin Offering, termine che è volutamente associato alle più famose IPO, o Initial Public Offering, comuni a tutte le borse mondiali.

Per capire l’esistenza e l’epidemia di ICO nel mondo, è necessaria una veloce introduzione sulle IPO e le loro caratteristiche.

Sono certo tu sappia cosa sia un IPO, ma, nel caso quel tuo amico volesse saperlo, ecco la definizione:

Un’offerta pubblica iniziale o IPO (dall’inglese initial public offering) è un’offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato. Le offerte pubbliche iniziali sono promosse generalmente da un’impresa […] che decide di aprirsi ad un pubblico di investitori più ampio contestualmente alla quotazione in Borsa.
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Wikipedia

Essenzialmente, le imprese più promettenti sfruttano le IPO per quotarsi in borsa.

Photo by Rick Tap on Unsplash

Il vantaggio? L’accesso ad un enorme bacino di liquidità e capitale d’investimento.
 Il trucco sta nella complessità del processo e nella regolamentazione da seguire.

Pensa che un IPO richiede:

  • Audit finanziario: in condizioni ottimali, richiede dai 30 ai 120 giorni, a seconda della scala del business.
  • Dichiarazione di registrazione: da qualche giorno a qualche settimana.
  • Verifica dell’ente di riferimento (es. SEC): l’ente effettua una verifica e espone le proprie domande all’impresa, la quale deve rispondere esaurientemente e attendere il giudizio finale. Totale? Ottimisticamente, 60–120 giorni.
  • Verifica dello stock exchange: similmente, è una verifica interattiva che può richiedere fino a 3 mesi.

In media, un’impresa può sperare di promuoversi a SPA in 6–9 mesi.
 Per poi ovviamente dover rispondere agli interessi e alle richieste degli investitori.

Stai pensando: “Ok, e quindi?”.

Un ICO può richiedere giorni, se non minuti, senza (quasi) alcun obbligo e (potenzialmente) senza un prodotto finito.

Come funziona

Una startup vende, o teorizza, un prodotto o servizio basato su blockchain.
 Successivamente, crea una criptovaluta, definita token, per gestire tutte le funzionalità della piattaforma.
 L’ICO è il mezzo per distribuire questi token al grande pubblico.

Come? Tramite smart contracts.

Se non ne hai mai sentito parlare, ti consiglio di leggere cos’è Ethereum, la piattaforma che ha introdotto questi contratti rivoluzionari.

In generale, uno smart contract è un programma su blockchain.
 In questo caso, tu, investitore, invii la criptovaluta richiesta dall’impresa (generalmente le più famose Bitcoin, Ether o Litecoin) in cambio di un numero predeterminato di token, che lo smart contract invia al portafoglio da te utilizzato (se non hai ancora un portafoglio, puoi capirne di più qui).

Perchè ti prendi questa briga? Perchè sai che le ICO migliori possono generare rendimenti del 150,000% in relativamente poco tempo.
 No, non scherzo. Sto parlando delle ICO di Ethereum (2014), NEO (2015), e Stratis (2016).

Ma torniamo a noi. Come funziona in pratica?

Prendiamo un ICO in corso a caso: PayPro.
Dalla pagina principale, vediamo questo riquadro:

Qui abbiamo tutte le informazioni che ci servono per partecipare all’ICO di PayPro, cioè:

  1. Periodo: dall’8 al 15 Gennaio per ottenere il maggior bonus. Espandendo il menù è possibile vedere tutte le varie fasi. Di fatto, l’ICO è divisa in 5 fasi, dall’8 Gennaio al 4 Febbraio.
  2. Investimento minimo: 15 ETH, cioè Ether, la criptovaluta della piattaforma Ethereum (in totale, circa $20.000 al momento). Non temere, molte ICO hanno requisiti minimi di gran lunga inferiori.
  3. Bonus: tra le ICO, il bonus decrescente è una pratica molto comune. Essenzialmente, per premiare i primi investitori, cioè quelli che si assumono il maggior rischio, l’azienda conferisce un bonus sul tasso di scambio prestabilito. Nello screenshot, il bonus nella prima settimana è un cospicuo 35%, per poi diminuire progressivamente fino ad azzerarsi. Discuteremo più a fondo quanto sia importante capire la struttura del bonus nella prossima sezione.
  4. Cambio: 15 ETH conferiscono 10.125 PYP, il token di PayPro, incluso il bonus. Tenendo in conto che 15 ETH = ca. $20.000, capiamo che un PYP è valutato a circa $1.98 durante la prima settimana. E’ critico capire la valutazione di acquisto dei propri token per calcolare l’eventuale profitto in fase di vendita.
  5. Registrazione: dulcis in fundo, la maggioranza delle ICO permette di investire soltanto dopo l’avvenuta registrazione nella whitelist.
     
    Questo step è richiesto per conoscere i propri clienti e ridurre il rischio di riciclaggio di denaro — tecnicamente Know-Your-Customer & Anti-Money Laundering (KYC & AML).
Periodo e relativo bonus dell’ICO PayPro

Una volta effettuato l’intero processo, è sufficiente attendere l’invio dei token da parte, in questo caso, di PayPro sul nostro portafoglio.

Attenzione: mai inviare criptovalute ad un ICO direttamente dagli exchange (Coinbase, Binance, ecc.). Il rischio è enorme: gli exchange infatti non supportano questo meccanismo, e potresti perdere il tuo investimento.
 E’ sempre consigliabile leggere i requisiti sul sito dell’ICO, dove viene normalmente indicata la procedura ottimale, e crearsi un proprio portafoglio multivaluta (ad esempio
Exodus e MyEtherWallet).

Ma come distinguere una buona ICO da una truffa?
 Se i creatori non hanno alcuna responsabilità verso i propri investitori, e richedono dei pagamenti in criptovalute, che per natura sono irreversibili e private, cosa garantisce la legittimità dell’intera operazione?

Vediamo insieme quali sono i segnali positivi, e quali invece dovrebbero farti spegnere il PC e urlare “No-no-no-no-no!” in giro per casa.

ICO: in quali investire e come valutarle?

Le truffe si sono moltiplicate nella nicchia delle ICO, e il motivo è presto detto: nel 2017, sono state finanziate Offerings per $3.7 miliardi.

Sebbene il trend sia in diminuzione, a causa di un aumento della regolamentazione internazionale e una maggiore educazione del mercato, rimane importante il Do Your Own Research, o DYOR, secondo il quale principio l’utente deve studiare e comprendere da solo la validità di un progetto.

Partiamo dalle best practices e riprendiamo l’ICO di PayPro per vedere in pratica di cosa parliamo.

1. White Paper

Con questo termine si intende un rapporto dettagliato e ufficiale da parte della compagnia sul funzionamento del prodotto o servizio. E’ un documento prettamente tecnico, e non dovrebbe contenere materiale promozionale o marketing. Un’ICO professionale non è soltanto sostenuta da un white paper esaustivo, ma provvede anche a renderlo immediatamente disponibile ai potenziali investitori interessati.
 PayPro contiene un link al documento sulla home page. Un buon inizio.

2. Whitelist

Sì, evidentemente il white piace. Tornando a noi, è una lista contenente la registrazione ufficiale di tutti gli investitori interessati. Perchè è un ottimo segnale? Di fatto, un’ICO deve e dovrebbe rispettare i principi di KYC-AML, in modo da rendere le operazioni il più trasparenti possibile.

La whitelist permette di conoscere i propri investitori ed evitare potenziali iniezioni di capitale sporco.

Ricapitolando: se sei interessato a una particolare ICO e rispetti i requisiti minimi, ricordati di iscriverti alla whitelist ufficiale.

3. Bonus

Riprendo il discorso. Il ruolo del bonus è di ricompensare i primi investitori per il maggior rischio assunto, e necessita quindi di un delicatissimo bilanciamento.
Supponiamo di voler ricompensare i nostri primi finanziatori con un bonus del 50% rispetto al cambio riservato agli ultimi arrivati.
Non appena il token raggiunge gli exchange, i primi vedranno dei margini maggiori (grazie allo sconto iniziale) e saranno più tentati di vendere in massa per dei facili profitti. Questo meccanismo crea una forte pressione al ribasso sul prezzo (offerta > domanda), danneggiando così gli investitori successivi.
Il prezzo sul lungo termine potrebbe non risentirne, ma è importante tenere in conto quest’importante fattore.

4. Limiti di finanziamento e distribuzione dei token

In un IPO, l’azienda ovviamente si assegna una valutazione sul mercato. Ma in un ICO? Qui entra in gioco l’hard cap, o il limite al finanziamento.
Un progetto valido è in grado di valutare i fondi necessari e di conseguenza fissare un limite massimo agli investimenti. Questo garantisce una minore capitalizzazione e, potenzialmente, moltiplicatori migliori una volta approdato sul mercato.
Similmente, l’azienda deve dimostrare le ragioni dietro la distribuzione dei token.
Spesso infatti, l’impresa non vende l’intera fornitura, preferendo tenersi delle quote per spese operative, di sviluppo, marketing, e così via.
Non esiste nessuna formula matematica, ma maggiore la fetta rimasta all’azienda, e più alto il rischio di un’exit strategy poco trasparente.
Come si inserisce PayPro? Nè il limite, nè la distribuzione sono dichiarati nella home page. Ecco lo screenshot direttamente dal whitepaper:

Il limite di 20.000 Eth (circa €5M) sembra onesto in rapporto alla media, ma da notare la % di Token in vendita: 40%. Questo implica il 60% in mano all’impresa. Personalmente, questo dato rappresenta un campanello d’allarme che meriterebbe ulteriori analisi.

5. Team

Mai, mai, mai sottovalutare questa componente.
Un team anonimo non è necessariamente garanzia di truffa, ma sicuramente è in grado di aumentare il rischio dell’investimento di svariati ordini di grandezza.
Perfino nel caso opposto, i profili possono essere inventati ad hoc ed è quindi importante prestare attenzione.
Ricordiamoci che si parla di giri di affari milionari con transazioni tendenzialmente irreversibili.
In pratica, deve essere possibile consultare ogni singolo membro del team sul sito ufficiale dell’azienda/ICO, preferibilmente completo di link a LinkedIn, Medium, Twitter, ecc.
PayPro non fa eccezione, e riserva una sezione ai 6 componenti del team.

Inutile dirlo: maggiore il numero di persone coinvolte, minore la probabilità che sia una truffa organizzata. E’ ovviamente più complesso falsificare 20 profili e personalità rispetto a solo 3.

6. Roadmap

Un buon progetto si distingue per l’attenta pianificazione e la chiarezza di visione.
La roadmap ufficiale serve a capire obiettivi, tempistiche, stato del prodotto, implementazioni future, ed è quindi critica per comprendere a pieno la portata e la professionalità del progetto.
PayPro è più che trasparente: non solo descrive gli obiettivi futuri, ma anche i precedenti.

I più scettici possono verificare la veridicità delle informazioni pubbliche su Google, ovviamente.

7. Comunità

Ogni progetto che si rispetti deve avere dei canali di comunicazione e confronto con l’utente finale. I più utilizzati sono:

–Slack
Discord
Telegram
Reddit
BitcoinTalk
Twitter
Facebook
Medium

Maggiore l’interazione, più credibile l’ICO.
In pratica, PayPro mostra i seguenti canali nel footer del sito:

Personalmente, la mancanza di una comunità Reddit e Discord sono segnali di un team poco al passo con le tendenze del mercato. Ma probabilmente sono troppo pignolo io!

8. Codice GitHub

Per i più esperti.

E’ buona pratica pubblicare il codice su GitHub per farlo ispezionare al pubblico, in modo da garantire un elevato livello di trasparenza, specialmente in caso di smart contract insiti all’ICO stessa.
In caso tu abbia le competenze, è sicuramente il controllo definitivo.
Un pessimo codice è un forte repellente per il tuo budget d’investimento.

Riguardo a PayPro, sul sito e nel whitepaper non sembra esserci menzione di una repository GitHub disponibile al pubblico.

E in futuro?

Difficile dire con esattezza cosa succederà alle ICO.
Sappiamo una sola cosa per certo: il fundraising tramite emissione di token su blockchain specializzate è una rivoluzione.
Le ICO permettono una liquidità facile e senza intermediari, con il potenziale di sostituire in futuro le classiche IPO.
Tutto dipende dagli enti statali e da come verrà regolamentato l’intero processo.
Personalmente, credo che il giorno in cui vedremo aziende sostituire le classiche azioni con emissioni di token completi di diritti di voto e dividendi sia molto vicino.

E’ anche possibile, come anticipato da CoinDesk, che avvenga un cambio di nome e acronimo per celebrare un nuovo inizio, più regolamentato e sicuro, da ICO a… TAO — Tokenized Asset Offering? Ogni tentativo è buono.

E’ anche interessante notare che la disintermediazione dei mercati finanziari e l’esplosione delle ICO/TAO potrebbe permettere l’accesso a persone spesso rimaste escluse.
Ad esempio? Le donne. Nel 2016 erano soltanto il 5–15% della forza lavoro nel settore finanziario.

“Quindi, qual è il trucco?”

Il trucco? Non esiste. Ho solo un consiglio: studia, studia, studia.

Prima di investire in un ICO, impara le basi tecniche e analizza i fattori qui descritti.
Poi continua con le tue ricerche personali per integrare eventuali buchi.
Così facendo, potrai garantirti una maggiore sicurezza e, perchè no, anche un miglior rendimento per i tuoi investimenti in criptovalute.

Importante: è buona norma investire soltanto ciò che puoi permetterti di perdere. Niente risparmi di una vita, nè debiti. Specialmente in rischiosissime ICO.

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Nota bene: questo articolo non fornisce e non intende essere consiglio professionale d’investimento. Procedi con attenzione e responsabilmente.

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Ciao! Mi chiamo Riccardo, e sono un appassionato di Finanza Personale e Criptovalute.