Tasse sulle Criptovalute: la guida definitiva!

Photo by The New York Public Library on Unsplash

Quest’articolo riflette la mia opinione personale e non costituisce consiglio professionale. Ti serve un commercialista BRAVO!

Le tasse sulle criptovalute in Italia fanno parte di quegli argomenti misteriosi che nel Bel Paese sono circondati da mistero, guide arraffazzonate, guru, e chi più ne ha più ne metta. 

Ma come funziona esattamente? 

Partiamo col dire che al momento non esiste alcuna legge al riguardo. Niente di niente.

Quanto leggerai in quest’articolo è infatti stato specificato, su richiesta, da una sede regionale dell’Agenzia dell’Entrate , ed è quindi preso come riferimento da tutti noi poveri appassionati per farci un’idea sull’argomento.

Prima di andare al sodo, giusto un po’ di contesto.

Come funziona per gli altri investimenti più comuni

Photo by Markus Winkler on Unsplash

Se sei un comune risparmiatore, e non un’impresa, allora sappi che lo scenario è semplicissimo.

Tutti i redditi diversi (cioè, le plusvalenze — es. compri a 10, vendi a 12 = 2 di plusvalenza) sono tassati (tecnicamente, sono soggetti a un aliquota IRPEF sostitutiva — l’IRPEF è un’imposta!) al 26%. Nel nostro esempio, il 26% di 2.

Tutti i redditi da capitale (cioè, interessi e dividendi) sono tassati sempre al 26%, con l’eccezione più importante per i titoli di Stato italiani, i quali redditi sono tassati al 12.5%. Trovi le altre eccezioni qui.

Un dettaglio importante è che queste imposte vengono pagate in momenti diversi a seconda della tipologia di risparmio:

  • Risparmio amministrato: tassato per cassa, cioè alla vendita, direttamente dall’intermediario.
  • Risparmio dichiarativo: tassato per cassa, cioè alla vendita, ma non direttamente dall’intermediario. Eventuali guadagni devono essere invece dichiarati in sede di dichiarazione dei redditi (e quindi tassati subito dopo).
  • Risparmio gestito: tassato per competenza, cioè nell’anno in cui la plusvalenza è stata registrata, anche se non incassata.

Per semplificare: nel primo caso le tasse sono posticipate all’anno della vendita (se amministrato), o all’anno successivo (se dichiarativo), mentre il gestito è sempre tassato ogni anno, vendita realizzata o meno.

Possiamo andare avanti ancora tanto, ma meglio chiudere qui. Ci siamo fatti un’ottima idea del quadro più comune per noi poveri italiani risparmiatori.

Mi dirai: “Vabbè ma le cripto sicuro sono tassate al 26%, no? …No?”

No.

Come funzionano le tasse sulle criptovalute


https://dilbert.com/strip/2013-04-08

Preparati perché c’è da divertirsi.

Ripeto subito: le criptovalute NON sono inquadrate nello schema sopra citato. 

Sono inquadrate come valute estere. E la differenza è abissale.

Il cambio Euro — Valuta Estera fluttua, per quanto spesso di poco, continuamente. Se dovessimo pagare tasse su eventuali plusvalenze di cui non siamo neanche consapevoli, si creerebbe un sistema estremamente sfavorevole alla circolazione del denaro.

Di conseguenza, venne inventato un sistema perfettamente funzionale. Come identifichi chi semplicemente deve pagare una modica cifra in valuta estera sul momento (in vacanza, ad esempio) da uno speculatore? 

Semplice: se la persona detiene troppa valuta estera troppo a lungo, allora è uno speculatore. E sarà quindi soggetto all’aliquota del 26% citata sopra.

Ecco come funziona nel dettaglio la dichiarazione e la tassazione sulle valute estere, e quindi su Bitcoin e simili (N.B.: secondo l’AdE — non c’è ancora una legge al riguardo!):

  • Dichiarazione: l’AdE tratta i portafogli di criptovalute come conti correnti, e qui ci sono opinioni discordanti. Tecnicamente, è necessario dichiarare nel quadro RW ogni anno l’ammontare di criptovalute detenute su portafogli all’estero — es. su exchange come Coinbase, Binance, etc.. Non importa quale sia la cifra. Però non sei soggetto a nessuna imposta annuale (tipo l’IVAFE). Insomma, è solo ai fini del monitoraggio fiscale.
    E per i wallet privati? Tecnicamente, non sono conti correnti esteri, e quindi potrebbero essere considerati italiani, e quindi non andrebbero dichiarati. Ogni commercialista avrà un’opinione diversa e raccomanderà una dichiarazione diversa. 
  • Tassazione: siamo soggetti a tassazione quando deteniamo più di 51.645,69 euro per almeno sette giorni consecutivi nell’anno solare utilizzando il cambio al primo di Gennaio del periodo di riferimento. In questo caso, ogni plusvalenza dovrà essere dichiarata e verrà tassata al 26%.

Se, come penso, sei già a tuo agio con Bitcoin e simili, puoi già capire dove siano gli inghippi:

◼ Le criptovalute sono apolidi.

Un portafoglio su Binance potrebbe essere correttamente identificato come un conto estero, in quanto le criptovalute sono affidate ad un ente fuori dai confini nazionali.

Ma i portafogli privati sono apolidi. Non sono né italiani, né esteri. Ogni Stato è costretto a decidere arbitrariamente come vengano trattati. 
Senza parlare del fatto che siano potenzialmente anonimi e che non ci sia modo (in teoria) di individuare il proprietario di una chiave privata.

◼ Le criptovalute non sono soltanto una moneta.

Infatti, sebbene Bitcoin e simili siano davvero utilizzabili come moneta di scambio, e quindi possano tecnicamente essere definibili come valuta estera, sono anche degli asset veri e propri, detenuti per tempi anche molto lunghi e soggetti ad altissima volatilità. 

Ti descrivo un caso pratico potenzialmente molto utile per liquidare criptovalute tax-free.

Supponiamo che io il primo Gennaio 2022 acquisti 1 Bitcoin ad un prezzo unitario di € 50.000, e che lo stesso valga € 1.000.000 a fine anno.

Non so te, ma l’ultimo giorno dell’anno venderei. Perché utilizzando il cambio al primo di gennaio 2022 non ho mai superato 51.645,69 euro per almeno sette giorni consecutivi, e quindi mancherebbe il fine speculativo… e quindi non pagherei alcuna tassa! 🤯

Assurdo.

E quindi?

E quindi, se sei in dubbio, trova un commercialista bravo. 😉

La mia opinione non professionale è: finché sono piccole cifre, e detto quanto sopra riguardo a wallet privati vs exchange, sappi che dichiarare criptovalute nel quadro RW in autonomia è molto semplice. Puoi trovare un video tutorial qui. Ricorda di segnalare nel quadro RW che è solo per monitoraggio fiscale (in modo da non pagare balzelli senza motivo).

Nel frattempo siamo costretti ad aspettare una legge decente per mettere la parola “Fine” alle nostre incertezze fiscali.

Ah, se pensi che manchi un pezzo del puzzle di questa oscura materia scrivimi nei commenti!


Se ti è piaciuto quest’articolo, condividilo!

Puoi seguire i miei articoli su Sossoldi e su Medium 👌


Tutti i miei articoli sono a fine d’intrattenimento e riflettono la mia opinione personale. Non costituiscono quindi alcun tipo di consiglio professionale.






About Me

Ciao! Mi chiamo Riccardo, e sono un appassionato di Finanza Personale e Criptovalute.